Società Italiana di Analisi Bioenergetica

Il fondatore

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Omaggio a uno Psicoterapeuta con "i piedi per terra"
(Pubblicato in: MEDICINA E SOCIETA', LE SCIENZE, n. 336, Agosto 1996 - di Andrea Crivelli)

All'inizio di giugno chi si trovava a Pocono Manor, in Pennsylvania, ha potuto assistere a un avvenimento piuttosto inconsueto: il fondatore di una affermata scuola di psicoterapia ha lasciato di sua spontanea volontà, e senza gravi tensioni, il timone del comando ai suoi collaboratori più anziani, mentre un folto gruppo di ex-allievi, provenienti da numerosi paesi, lo festeggiava e lo ringraziava con commozione.

Occorre aggiungere che protagonista di questo episodio non è stata una figura di secondo piano, ma Alexander Lowen, il padre riconosciuto della bioenergetica, autore tra l'altro di dodici volumi, molti dei quali pubblicati in Italia da Feltrinelli e Astrolabio.

Pur in condizioni fisiche e mentali sorprendenti, Lowen, che ha 85 anni, ha così presentato le proprie dimissioni alla XIII Biannual Conference dell'Istituto internazione di bioenergetica. Nato a New York nel 1910, Lowen iniziò come insegnante di educazione fisica, quindi si laureò in legge e più tardi in medicina a Ginevra.

Nel 1940 ebbe l'occasione di ascoltare Wilhelm Reich alla New School for Social Research di New York e questo incontro cambiò la sua vita. Il corso di Reich era dedicato alla comprensione dell'antitesi e dell'identità dei processi psichici e somatici.

L'antitesi tra questi due aspetti era cosa nota; invece la loro identità, quantomeno nel mondo occidentale, non incominciò a venir compresa fino a quando Reich non la affrontò e la riformulò in termini clinici, vale a dire sulla persona viva. Per far questo modificò in termini molto più concreti il concetto di energia (la libido) del pensiero analitico. Reich, come si ricorderà, si era formato all'interno della psicoanalisi freudiana.

All'inizio dei seminari, Lowen era scettico sull'enfasi data da Reich alla sessualità, ma alla fine del corso le sue riserve erano scomparse: si era reso conto che in lui c'era una scissione: da una parte, per così dire, l'insegnante di ginnastica, dall'altra l'intellettuale. Reich sosteneva che l'essere umano è un'unità "psico-somatica"; che esiste un'energia (che più tardi Lowen chiamerà "vitale") e che questa energia può venire "bloccata" difensivamente creando una sorta di struttura; questa struttura costituisce il carattere dell'individuo. Per Reich, infine, il carattere può venire compreso sia nelle modalità con cui insorge, sia nelle modalità con cui imprigiona l'individuo. Il carattere denota un modello ripetitivo di comportamento, un ripetersi di emozioni e di pensieri (meglio, di "modo di pensare"). Il carattere, in una parola, è responsabile delle nostre stereotipie. Ma il carattere, con questa sua unicità fortemente strutturata, ci fornisce anche un'identità, ci suggerisce scopi nella vita e ci dà un certo senso di sicurezza. E' un meccanismo di sopravvivenza, aggiungerà più tardi lo stesso Lowen; per questo, anche se è responsabile di molte sofferenze, resiste al cambiamento.

Lowen venne subito affascinato dalla personalità e dall'intelligenza di Reich e decise di farsi analizzare da lui. Lavoreranno insieme fino al 1952 e Lowen diventerà, seppure in maniera critica, il suo più acuto continuatore. Ha descritto nei dettagli la sua terapia con Reich nel libro Bioenergetica, così come descriverà in altri volumi le ragioni che lo portarono ad allontanarsi dal maestro. Tra le varie esperienze che narra ce n'è una che a taluni è sembrata centrale: la terapia, come la considerava Reich, contemplava la resa ai "processi involontari" del corpo, rappresentati essenzialmente da una respirazione spontanea e profonda. L'incitamento di Reich era: "Non farlo, lascia che avvenga". Ammonimento che, come è stato autorevolmente ricordato, richiama da vicino taluni insegnamenti di maestri orientali, come i taoisti. Le innovazioni che Lowen porterà alle intuizioni di Reich hanno a che fare con diversi aspetti teorici, tecnici e probabilmente ideologici, ma forse la principale di queste innovazioni riguarda il cosiddetto grounding (radicamento a terra): il paziente viene portato dal terapeuta a scoprire quanto poco egli viva "con i piedi per terra", nel senso reale dell'espressione e come questa mancanza di "messa a terra", in senso energetico, agisca negativamente su molti fattori che vanno dalla sessualità allo stesso funzionamento del pensiero. Per Lowen diventerà importante portare il paziente a muoversi, a scalciare, a gridare, a vivere concretamente le paure, la rabbia; diventerà importante insegnargli come può arrivare a dire "nò" e ad asserire la propria personalità. Tutto ciò per poter sperimentare il piacere "e qualche volta la gioia", per usare una sua espressione.

Per Lowen il pianto è il primo meccanismo di liberazione, potremmo dire di "scarcerazione" del corpo umano. Dissolve la tensione, che in questo modo "si scioglie in lacrime". Il pianto è anche un arrendersi al corpo e un permettere al processo di guarigione di instaurarsi. "Molti esseri umani si concedono di piangere con moderazione, ma un pianto profondo che rinnovi l'anima è per molti un evento fortemente temuto." Spaventa perchè mette in contatto con la disperazione e con il desiderio di morire. D'altro canto, se un individuo riesce a piangere smuovendo questo livello profondo, scopre di provare un sollievo che lo porta a sperimentare la gioia: "torna sentirsi innocente", commentava Lowen nel suo discorso di commiato a Pocono Manor. Sembrerebbe a prima vista evidente, già da questi pochi cenni, che la distanza che separa questo approccio da quello psicoanalitico, così come è stato tramandato dalla cultura di massa, oltre che dalla stessa letteratura psicoanalitica, sia notevole . Sembrerebbe che, dopo il distacco da Freud, Reich abbia imboccato una direzione diametralmente opposta e che Lowen e la sua scuola abbiano continuato ad allontanarsi dalla psicoanalisi e dai suoi sviluppi. Invece, in una certa misura, non è vero: proprio il passaggio del timone da parte di Alexander Lowen segnerà un'apertura sempre maggiore della bioenergetica ad alcune scoperte fondamentali della psicoanalisi, come il transfert e il controtransfert.

Mi riferisco a fenomeni noti per i quali (soprattutto) il rapporto tra il paziente e il terapeuta è impregnato, in maniera non cosciente, degli effetti che ancora perdurano, degli antichi rapporti che hanno condizionato il nostro sviluppo all'interno della famiglia. Quel fenomeno per il quale l'analista, senza che il paziente lo avverta, si trasforma nella madre, nel padre, nel fratello maggiore e così via, del paziente stesso (il controtransfert è la reazione del terapeuta a tutto questo).

A Pocono Manor risultava evidente che le nuove generazioni di terapeuti bioenergetici sentono sempre più la necessità di accogliere gli strumenti e i risultati recenti della psicoanalisi (soprattutto di quella che passa col nome di "psicoanalisi delle relazioni oggettuali), che molti bioenergetici conoscono in prima persona. Esiste anche un timido interessamento degli psicoanalisti agli approcci corporei e il presidente eletto dell'Internazionale freudiana, Otto Kernberg, ha annoverato Reich tra gli autori che più apprezza. Ma questo riavvicinamento, benché tardivo, è forse destinato a crescere, anche perché le "psicoterapie" ad approccio corporeo possono contare oggi su una presenza ben precisa che non può più essere ignorata. L'incontro dell'approccio psicologico che risale a Freud con quello corporeo che da parte di Reich rappresenta sicuramente la grande sfida che attende la "psicoterapia" nel prossimo inizio di millennio. Anche diverse forze sociali lavorano a favore di questo incontro. E' stato accertato che una terapia combinata abbrevia i trattamenti e questo, oltre che i pazienti, interessa i funzionari delle assicurazioni che, già oggi negli Stati Uniti, sono diventati i veri arbitri che giudicano se una certa cura rientri o meno in quelle previste dalle polizze assicurative.